(Bassorilievo marmoreo nella sua totalità)
Sul portale dell’edificio, sormontato dall’affresco di San Giacomo “guerriero”, sta un bassorilievo marmoreo databile ai primi decenni del secolo XV, quindi proveniente dalla vecchia sede culturale e lì posto al momento del completamento della nuova. In tale opera scultorea stanno, fissati nel marmo, i motivi costituenti il patrimonio spirituale della Confraternita; essi hanno uno svolgimento temporale di quasi due secoli, originando dall’inizio del secolo XIII, per chiudersi con i primi decenni del XV, quando la devozione popolare si manifestò in misura massiccia con la fondazione di un gran numero di sodalizi laicali.
(Bassorilievo, particolare di San Giacomo e della conchiglia)
Il primo motivo da prendere in esame, quello più antico e “pietra di fondamento” della Confraternita, è l’insieme rappresentato dal San Giacomo “pellegrino” e dalla conchiglia, situato sul lato sinistro; esso rimanda al grande pellegrinaggio medievale a Santiago di Compostella, ove, secondo la tradizione, era stata ritrovata la “tomba santa” dell’Apostolo. La devozione iacobea, nata nel IX secolo e da prima essenzialmente iberica, interessò, a partire dall’XI, tutta la cristianità occidentale e toccò il suo apogeo nei secoli XII e XIII, per imboccare, nel XIV, la via della sua inesorabile decadenza. Nel periodo in cui essa fu in auge, milioni di pellegrini si diressero verso quel luogo sacro e ciò diede origine a leggende, canti e narrazioni di miracoli, il tutto legato alla figura di San Giacomo Apostolo. Il trovare quindi raffigurato nel marmo il motivo centrale della devozione jacobea, ci dice come la stessa giungesse nel Borgo di Levanto agli inizi del XIII secolo, quando ivi dominava il casato dei Da Passano; nell’ambito della loro chiesa nobiliare si stabilirono infatti i primi devoti del Santo e tra essi vi furono certamente degli appartenenti a tale casato. Questo primo nucleo aveva quale “asse portante” della propria devozione l’insieme spirituale originante dalla leggenda della miracolosa traslazione del corpo dell’Apostolo dalla Palestina alla Galizia, nonché dalla altrettanto miracolosa scelta della “tomba santa” e dei miracoli attribuiti al Santo dalla devozione dei pellegrini jacobei.
(Bassorilievo, particolare dei Flagellanti)
Una simile situazione durò sino al 1260, quando la penisola italiana vide lo svolgersi dei cortei dei “flagellanti”, sorti a seguito della predicazione di Gioacchino da Fiore, per il quale tale anno segnava l’inizio di una nuova era, quello dello Spirito Santo. Questo moto, fondato sull’esperienza violenta dei peccati, mosse da Perugia, invase città e campagne, in tutte predicando la penitenza e la pratica penitenziale basata sulla flagellazione e sul versamento di sangue. I “flagellanti” giunsero certamente nel Borgo di Levanto, ove i Confratelli di San Giacomo dimentichi della vera natura della devozione jacobea, si convertirono alla nuova devozione, accentandone le regole e facendola entrare nel loro patrimonio spirituale. Testimonianza di ciò la troviamo nella parte destra del bassorilievo, ove le figure incappucciate recano alla cintola un “flagello”, espressione visibile della svolta avvenuta in quella seconda metà del secolo XIII.
In tal modo agendo, i confratelli di San Giacomo tagliarono le loro “radici”, imboccando una via che ne fece un sodalizio “esclusivo” e lontano dalla normale devozionalità dei borghigiani. Fu questa una fase che interessò un arco temporale di quasi un secolo e mezzo, venendo meno sul finire del secolo XIV, quando la cristianità occidentale vide lo svolgersi delle “processioni” dei Bianchi. Si trattò di un movimento il cui fine ultimo era il risveglio, in seno alle masse, della religiosità e della devozione, nonché la pace e la riconciliazione tra tutti i cristiani. Questi cortei erano accompagnati dal canto delle “laudi” in lingua volgare e ruotavano attorno ai temi spirituali della passione del Cristo; la croce, infatti, aveva il posto d’onore in tutte le processioni.
Il moto dei Bianchi ebbe origine in Spagna ma penetrò in Provenza raggiungendo Genova nella primavera del 1399; da qui passò nella Riviera di Levante e fu a Levanto, sicuramente, prima dell’Estate. I confratelli di San Giacomo accettarono la nuova devozione, e a partire dal quel momento, il sodalizio assunse una ben diversa fisionomia, adattandosi alle nuove esigenze della spiritualità laicale e facendo si che antico e moderno si trovassero a convivere nel suo seno. Vi fu cioè una composizione dei differenti motivi, la quale, senza rompere la fedeltà al culto originario ed alla svolta penitenziale successiva, assorbì e fece propri i fermenti venuti e maturati in seno alla Cristianità Occidentale.
Di questo fondamentale momento della Confraternita di San Giacomo Apostolo è testimonianza visibile il bassorilievo marmoreo, il quale tende a esprimere, fissandoli nel simbolo, i motivi che stavano alla base, della devozionalità del sodalizio. Realizzata nei primi decenni del secolo XV, la scultura assurgeva quindi a sigillo di un ciclo, aperto dal giungere nel Borgo di Levanto della devozione jacobea, culminato nella adesione “flagellazione” e continuata, in questa forma, per quasi un secolo e mezzo. In quel particolare momento, quindi, il bassorilievo venne a sintetizzare la storia passata della Confraternita ed a porsi come punto fermo nella fluidità del divenire temporale. Esso traduceva, in linguaggio immediato, motivi ormai non più attuali, in tale maniera infondendo alla vita religiosa dei confratelli, un’essenza ed un equilibrio interiore che mantenne vivo ed operante il loro insieme nei secoli successivi.
(Bassorilievo, particolare della Passione)
Espressione visibile della svolta operata a seguito della adesione alla spiritualità dei Bianchi è la Passione, attorno alla quale convergono i due precedenti motivi del San Giacomo “pellegrino” e dei Flagellanti. In esse, vediamo, a sinistra della Croce, l’Apostolo Giovanni ed accanto a lui sta Maria, entrambi seduti in preghiera ai piedi della Croce. Ma, al di sopra, delle figure prese nella loro singolarità si staglia il Crocifisso e, davanti al Cristo che si realizza in tutta la sua pienezza, esse si spogliano della loro della loro individualità,completando e annullando la loro diversità nel simbolo vivente della Redenzione Divina.
Inchiodato sulla Croce, Gesù, dispone di sua Madre e la consegna al discepolo prediletto: “Donna ecco tuo Figlio. Figlio ecco tua madre”; indi depone l’anima sua e ritorna al Padre. Giovanni, l’evangelista del logos Divino, l’ispiratore della fervida e spontanea spiritualità medievale, prende con sé Maria, la spiritualità “mediata” dall’appartenenza ad un unico corpo mistico. Così, nel solco aperto dall’ascesa del Cristo, fluisce al cielo l’umanità intera, redenta dal Sacrificio della Croce e condotta alla vita eterna dal Magistero della Chiesa, ossia della Madre. E nulla meglio di una simile verità di fede, fissata nel marmo, può esprimere la nuova realtà apertasi per la Confraternita di San Giacomo, ora definitivamente inserita in un contesto devozionale sempre più teso verso l’aspirazione alla salvezza, da realizzarsi sotto la guida del Romano Pontefice, Vicario in terra del Verbo Divino che sta nei cieli.