La storia del Camino de Santiago

La storia del Camino de Santiago. Una peregrinazione millenaria

Carte des Chemin de S. Jacques de Compostelle – Devreaux (1648)

 Secondo la leggenda i suoi discepoli rubarono il corpo del Maestro e lo imbarcarono in una nave senza equipaggio, o per meglio dire fornita di un angelico equipaggio. Sette giorni dopo la partenza giunsero alla foce del fiume Ulla, già in Galizia. Una volta approdati, i discepoli incontrarono seri problemi per seppellire il corpo del loro Maestro, a causa della Regina Lupa, ma soprattutto del Re Duyo, nemico dichiarato del cristianesimo. Dopo una serie di fatti miracolosi, la Regina Lupa si convertì al cristianesimo e l’Apostolo fu sepolto nel luogo che successivamente vedrà la nascita della città di Santiago.

Dice la tradizione che un eremita di nome Pelagio (uomo del mare), che viveva in un luogo chiamato Solovio (attualmente sede della chiesa di San Fiz de Solovio, nell’attuale Santiago de Compostela), osservò durante numerose notti, nel bosco di Libredón, delle luci nel cielo, simili a stelle cadenti, che rischiaravano un punto preciso del bosco (anno 813).

Quella stella rivelatrice, artefice del ritrovamento della tomba di San Giacomo, diventerà un’altro dei simboli legati all’Apostolo ed al suo culto. Ma non si trattò di una semplice pioggia di stelle, la rotta del Cammino di Santiago è impressa da sempre nella volta celeste ed è nota col nome di Via Lattea. Per questo motivo, il cammino che porta alla città di Santiago è detto anche CAMMINO DELLE STELLE

Pelagio, impressionato dalle visioni, si presentò a Teodomiro, vescovo della diocesi di Iria Flavia, per comunicargli il ritrovamento. Il vescovo di fronte alle insistenze di Pelagio, riunì un piccolo seguito e si diresse immediatamente al Libredón. Nel mezzo del bosco egli stesso fu testimone del miracoloso fenomeno descritto dall’eremita. Una gran luce illuminava il luogo dove rinvennero, tra la fitta vegetazione, il sepolcro di pietra contenente tre corpi, identificati come quello di Giacomo il Maggiore e dei suoi due discepoli Teodoro e Attanasio. Il primo documento che descrive con dovizia di particolari il ritrovamento, è la Concordia de Antealtares, del 1077.

Teodomiro avvisò immediatamente il re Alfonso II, che giunse rapidamente da Oviedo per visitare il luogo e constatare il miracoloso ritrovamento. Sopra la tomba il re delle Asturie Alfonso II il Casto (791-842) fece innalzare la prima modesta basilica, segno della venerazione di cui il potere laico voleva circondare il corpo dell’Apostolo. Alfonso III il Grande (866-912) la ricostruì in marmo e trasferì a Compostela il seggio episcopale che prima era a Iria.
Il re confidava nel cristianesimo come elemento unificatore contro l’Islam, e capì che le reliquie dell’Apostolo avrebbero costituito un poderoso strumento politico e religioso che avrebbe rafforzato la chiesa asturico-galaica nei confronti degli attacchi arabi e dell’espansionismo carolingio.

Non è difficile cercare una spiegazione di tale fervore. Senza dubbio i re cristiani del nord della Spagna hanno, dopo il IX secolo, usato il patronato dell’apostolo come simbolo dell’unità cristiana nella lotta contro i musulmani, mentre gli ordini religiosi e in particolare Cluny, hanno messo a disposizione del pellegrinaggio la loro influenza e una parte delle loro immense risorse. Santiago simboleggia la reconquista della Spagna sui mori: croce contro mezzaluna, Cristo contro Maometto. Nonostante che il flusso e il riflusso degli infedeli abbia alternativamente sommerso e liberato la Spagna per molti secoli, è soprattutto durante l’XI e il XII secolo che esplode questo movimento di reconquista. Questa crociata fu posta sotto il segno di un santo e si scelse san Giacomo, anche perchè secondo la leggenda avrebbe evangelizzato la Spagna e nell’844, a Clavijo, mentre don Ramire combatteva i saraceni, sarebbe apparso, spada alla mano, cavalcando un cavallo bianco: il figlio del tuono avrebbe letteralmente sconvolto e messo in fuga gli arabi. San Giacomo divenne allora il Matamoro, lo sgominatore dei mori.

Da allora sarà testimone delle più importanti battaglie della Riconquista. Poco a poco i cristiani recuperarono i loro domini e convertirono Compostela nel punto focale di rinascita spirituale del regno asturico-leonese. La città col tempo finì col rivaleggiare con Roma e Gerusalemme in quanto a potere di attrazione, diventando il maggior centro di peregrinazione di tutta la cristianità.

Nel Medio Evo, i principali promotori delle peregrinazioni furono i monaci del potente ordine di Cluny. I pellegrinaggi partivano da tutti i punti d’Europa ed incluso dall’Oriente, ma fu nell’XI secolo, quando i re Sancho il Maggiore di Navarra e Alfonso VI di León tracciarono il Cammino Francese, che il fenomeno del pellegrinaggio assunse grandi proporzioni.

Il cammino fu tracciato utilizzando fondamentalmente le antiche vie romane che univano i differenti punti della Penisola. Di fronte all’impressionante afflusso di gente, si vide la necessità di dotare il Cammino dell’infrastruttura necessaria per fornire sostegno ai pellegrini; così furono costruiti ostelli, edificati ospedali e cimiteri, si crearono ponti, si fondarono chiese, monasteri e abbazie e, quel che è più importante, furono fondati lungo la rotta un’infinità di piccoli paesi, che costituiscono un’eredità storica ed artistica di immenso valore.

In quello stesso secolo, un prete francese, Aymeric Picaud, rese noto un libro chiamato Codex Calixtinus (è assai dubbio che egli ne fosse l’autore), in cui già si descrive il cammino francese e si forniscono un’infinità di consigli per percorrerlo. Si tratta senza dubbio della prima guida turistica dell’umanità. La Guida era stata redatta tra 1130 e 1135 dall’ambiente religioso cluniacense.

L’operetta era opera del chierico di Parthenay-le-Vieux, nel Poitou a nome Aimery Picaud ed era la quinta parte del più vasto Liber Sancti Jacobi (Libro di S. Giacomo): mentre le prime quattro parti erano dedicate a celebrare le gesta dell’apostolo Giacomo Maggiore nella quinta si poteva consultare una precisa descrizione dei percorsi che dalla Francia conducevano al celebre santuario spagnolo nel limite ultimo della Galizia presso Capo Finisterre.
L’autore stesso, prevedendo le difficoltà che i viandanti avrebbero incontrato inoltrandosi in terre ancora sconosciute, dopo una personale ricognizione a cavallo aveva steso questa guida tanto ricca di particolari da poter sembrare un itinerario turistico: bisogna invece star ben attenti a non conferire questa limitazione moderna al lavoro perchè la Guida è soprattutto una Guida spirituale, il disegno di un Itinerario Santo che conduceva santi pellegrini al luogo spirituale per eccellenza, appunto Santiago de Compostela dopo aver obbligatoriamente disegnato un percorso entro cui tutte le tappe di avvicinamento, caratterizzate dalla visita ad altri importanti Santuari, costituivano momenti essenziali di un più esteso processo di purificazione che raggiungeva appunto il suo acme nel sublime momento della visita a Santiago.

 Il primo tragitto della Guida riguardava il percorso che avrebbero dovuto fare i pellegrini che fossero giunti dalla valle del Rodano e naturalmente dall’Italia. La prima tappa del primo tragitto per Santiago in territorio francese era la città di Arles. Nella cattedrale, celebre per lo splendido portale si custodivano i resti di S. Trofimo evangelizzatore della Provenza oltre che primo vescovo della città e quelle di S. Cesario suo successore nel IV sec. ed autore di importanti testi sacri. Ai margini della città si potevano poi visitare gli Aliscamps che nel ricordo collettivo e tradizionale erano noti come Campi Elisi in quanto vi si vedeva ancora una grande necropoli romana su cui, per processo di interazione tra paganesimo e cristianità o se vogliamo di soprapposizione culturale, era sorto un cimitero cristiano.

La sosta successiva di questo primo tragitto citato dalla Guida verso Santiago de Compostela era a poche miglia da Arles, al limite della selvaggia area della Camargue, presso il santuario di Sant-Gilles: narrava la leggenda che fosse stato eretto da Wamba re dei Goti stupefatto dalla santità dell’eremita Egidio qui ritiratosi in vita ascetica e capace di ammansire gli animali più feroci. In seguito S. Egidio sarebbe divenuto abate del convento ove sarebbe morto ottuagenario nel 720. Secondo la Guida il suo corpo miracolosamente non avrebbe conosciuto gli orrori della decomposizione e sarebbe rimasto intatto: per questo il sarcofago in cui se ne conservavano i resti divenne oggetto di una profonda venerazione.

Da Saint-Gilles si giungeva in prossimità di Saint-Guilhem. Qui in località Gelonne, in una gola racchiusa fra calanchi calcarei, Guglielmo Conte di Tolosa e sostenitore di Carlo Magno aveva fatto erigere un’abbazia benedettina dove da secoli ormai si custodiva il suo corpo.

Procedendo verso Narbonne al Capo d’Agde ove sarebbe sorta un’antica Stazione Romana lungo la Via Domitia: qui ogni pellegrino non avrebbe potuto far a meno di venerare i protomartiri cristiani Tiberio, Modesto e Fiorenzo vittime di una persecuzione dei tempi di Diocleziano. Dalla costa ove avrebbero patito il supplizio i corpi di tali eroi cristiani sarebbero poi stati condotti fin a questa località, che dal più celebre fra loro avrebbe preso nome di Saint-Thibery.
Prima di valicare i Pirenei ed entrare in Spagna un’importante sosta spirituale era d’obbligo a Tolosa, sulle rive della Garonna, città fondata dai Celti ma poi colonizzata e resa importante (dal 106 a.C.) ad opera dei Romani. La Guida invitava i pellegrini ad entrare nell’importante basilica ove si custodiva il corpo di S. Saturnino, primo vescovo della città, che tanto si adoperò per diffondere il cristianesimo oltre la catena dei Pirenei.
Anche egli fu martirizzato ed in modo spaventoso. Sarebbe stato legato e fatto trascinare da un toro, quindi sarebbe stato gettato dall’alto del Palazzo di Tolosa (ove ancora si veneravano gli Dei pagani) a sfracellarsi su una pietra miliare sottostante.

Il Secondo Itinerario segnato dalla Guida era la strada percorsa dai pellegrini che giungevano dalla Renania e dalla Borgogna: il viaggio iniziava in un paesaggio sconvolgente tra picchi vulcanici e procedeva verso le terre aspre d’Alvernia sin a raggiungere Moissac e quindi toccare la Garonna per proseguire verso Ostabat.
L’estensore della Guida si preoccupava soprattutto di siti in cui si conservassero Reliquie e Tombe di Martiri: questo spiega l’apparente dimenticanza di Le-Puy e Moissac a tutto vantaggio di Conques nella cui Abbazia si conservavano i resti di Sante Foy la giovinetta di Agen che, coi fratelli, sarebbe stata vittima delle persecuzioni di Diocleziano. Da Agen a Conques corrono 36 leghe: l’autore della Guida un pò genericamente sosteneva che il corpo della fanciulla era stato sepolto in un sito della Valle di Conques ma in realtà nell’Abbazia di Conques la reliquia fu portata dai monaci per rendere ancora più celebre la loro abbazia peraltro fondata direttamente da Carlo Magno: l’enorme tesoro della chiesa e la grande venerazione fu prova nei secoli del fascino spirituale esercitato sui viandanti dall’abbazia di Conques.
Tale percorso era seguito da chi giungeva dalla Germania o dalle regioni della Lorena e della Champagne.

A Vezelay, villaggio collinare della Borgogna ai limiti della selva del Morvan, sorgeva l’illustre Chiesa abbaziale di Sante-Madeleine, uno dei luoghi più venerati della Francia medievale.
Si voleva che qui sorgesse la sepoltura della Maddalena: secondo l’estensore della Guida verso Santiago la peccatrice pentita Maria di Magdala dopo l’Ascensione da Gerusalemme avrebbe raggiunto il porto di Marsiglia e prima di morire ad Aix sarebbe vissuta dedicandosi alla preghiera nascosta fra i boschi della Provenza. Una posteriore traslazione avrebbe portato il suo corpo a Vezelay nello stesso periodo in cui sarebbero state portate nell’Abbazia di Autun le supposte spoglie di San Lazzaro: nella Borgogna si trovavano così ad esser oggetto di culto due fra i personaggi più intimi ed amici del Cristo.

Il cammino proseguiva quindi per Sainti-Leonard de Noblat nel Limosino, giungendovi attraverso le regioni del Berry e delle Marche.
Notre-Dame Sous les Arbres si trovava in un’area tra i corsi fluviali della Vienne e del Tauron, limitata dalle propaggini delle alture d’Alvernia e dell’Ambrazac dove viveva in isolamento il giovane Leonardo, di nobile famiglia, che a Reims era stato discepolo di S. Remigio. Egli aveva contribuito a cristianizzare l’Aquitania ed in seguito aveva deciso di condurre solitaria e religiosa esistenza in questi luoghi disabitati. Era il Santo dei carcerati e dei prigionieri: gli erano riconosciute miracolose qualità curative come testimoniavano le catene, i cippi, le gogne, gli strumenti di tortura quali ex-voto appesi alle pareti della basilica.

Dal territorio di Limoges si giungeva quindi a Perigueux città sorta sui resti della romana Vesomna. La visita obbligatoria riguardava la Cattedrale ove pregare S. Frontone evangelizzatore delle Gallie. Secondo la tradizione questo Santo aveva il dono di allontanare terribili draghi come sarebbe avvenuto a Perigueux, a Neuilly en Soissonais e quindi a Lalinde nella valle della Dordogna. Abbandonato l’agro di Perigord si accedeva quindi al territorio della Guienna, della Guascogna ed ancora del Bearn.

A Tours si radunavano i viandanti di fede provenienti da Parigi e dalle zone centro-settentrionali della Francia. L’estensore della Guida per Santiago doveva conoscerlo assai bene poiché la parrocchia di Parthenay-le-Vieux era ben prossima a Poitiers.
Egli consigliava di far un passo indietro sin ad Orleans ad onorare i resti di Sain-Euverte e quindi soffermarsi in Cattedrale dinanzi al celebre frammento della Croce che vi sarebbe stato custodito. In Tours era invece conservato, intatto, nella Basilica il Corpo di S. Martino, il legionario di Roma divenuto vescovo della città nel IV secolo.
Il suo nome era legato alla leggenda del mantello donato al viandanta ed era particolarmente venerato in ambiente rurale e contadino ritenendosi che avesse il potere di fermare i serpenti e le tempeste. A Tours era celebrato in diversi periodi: l’11 novembre in occasione del ciclo santoriale, il 12 maggio in memoria della liberazione della città da un’invasione normanna nell’840, il 13 dicembre per ricordare che in tal giorno il suo corpo era stato traslato a Tours dopo un periodo d’esilio ad Auxerre per ragioni di sicurezza.

Risalendo il corso della Vienne si giungeva quindi a Poitiers dove c’era da rendere omaggio a S. Ilario, vescovo e confessore impegnato a combattere in Gallia l’eresia del prete Ario.
Da Poitiers il cammino volgeva verso la Saintonge: a Saint-Jean-d’Angely i pellegrini avevano da visitare la chiesa del Battista: la testa di questo, mozzata nel supplizio, vi sarebbe stata portata sin dalla Palestina. L’autore della Guida mostrava di non avere alcun dubbio su questo improbabilissimo resoconto. Lo stesso estensore della Guida registrava sorprendenti ed incredibili considerazioni religiose ed agiografiche per la base di Saintes la città sulla Charente ove, senza alcun riguardo della cronologia storica, un discepolo di S. Dionigi e di S. Paolo, cioè S. Eutropio avrebbe svolto il suo Magistero Vescovile.

Procedendo la Guida indicava che a Bayle si trovava la tomba del Paladino Orlando eroe carolingio della lotta contro gli Arabi invasori. Nelle prossimità di Belin si sarebbero invece trovate le sepolture di tutti gli altri eroi di Roncisvalle cioè dei paladini della retroguardia dell’armata di Carlo Magno lì morti per intercettare e fermare l’avanzata degli Arabi.
A Bordeaux nella Cattedrale era invece da visitare la tomba di S. Severino. Si trattava di un nobile dell’Aquitania, divenuto poi vescovo di Colonia,: tornato a Bordeaux avrebbe compiuto il miracolo di oscurare di giorno il cielo allo scopo di liberare gli abitanti da un assedio di Goti.

Ad Ostabat era il punto in cui confluivano tutti i percorsi francesi per accedere alle Spagne: da tale località si sarebbe sostanzialmente percorso un solo cammino.
Per valicare i Pirenei quanti giungevano da Tolosa si imbattevano in Oloron-Sainte-Marie, roccaforte medievale del Bearn, incontravano la Valle verso les Ports d’Aspe (odierna Samport=Summus Portus) ed entravano in Aragona.
Quelli che partivano espressamente da Ostabat risalivano da Saint-Jean-le-Vieux sin a Roncisvalle dove sorgeva un monastero ove potevano esser ospitati: da lì sarebbero quindi penetrati in Navarra. I pellegrini malati o più gracili prima d’affrontare la traversata pirenaica potevano altresì ristorarsi nel sito che tuttora conserva il nome di Hopital Saint-Blaise disposto grossomodo a metà strada fra i punti di partenza e la santa meta.

A Puente la Reina ove le strade si congiungevano i pellegrini dovevano superare il ponte sull’Agra, fatto edificare da Maria la grande, onde agevolare il cammino per Santiago de Compostela.
Nel territorio di Rioja, ai limiti fra Navarra e Castiglia, ci si doveva fermare ancora a venerare il Beato Domenico Confessore che tra Redecilla e Najera aveva costruito un tratto viario di 7 miglia detto La Calzada.

Il centro di Burgos smistava il traffico dei fedeli nella ricca successione di importanti cittadine della Tierra de Campos. La cittadina di Fromista nella Tierra de Campos era famosa per le ampie coltivazioni di biondo frumento che le davano il nome.
A Carrion de Los Condes, località legata alle gesta dell’eroe spagnolo per eccellenza contro gli Arabi cioè El Cid Campeador, esisteva la Chiesa di S. Maria del Cammino.
A Sahagun i pellegrini dovevano pregare sulle tombe dei legionari cristiani Facondo e Prudenzio.

Poi a Leon, capitale del regno medievale che dalla capitale prendeva nome, i viandanti pregavano e veneravano il corpo di S. Isidoro, dottore della Chiesa dell’VIII sec., qui trasportato da Siviglia. Altre tappe del cammino erano poi Astorga (Asturica Augusta), all’incrocio con la strada che giungeva da Merida (Emerita Augusta), Caceres (Castra Cecilia) e Salamanca (Salamantica).
Continuando nel viaggio di avvicinamento i pellegrini, passati vicino al monte Irago, vedevano dominare la via la grande fortezza dei Cavalieri Templari cioè il loro formidabile maniero sulle alture di Ponferrada sul fiume Sil.

A Villafranca del Bierzo (Bergiolum) un soggiorno era meritevole dato che nel medioevo vi sorgeva un importante Monastero. Si raggiungeva quindi la località di Lugo (Lucus Augusti) caratterizzata da abbondanza di boschi: quest’ultimo particolare e la prima parte del nome (Lucus=”bosco sacro dedicato ad Augusto”) fa pensare ad un’antica sacralità pagana del luogo connessa alla venerazione dei Boschi Sacri disseminata per la Liguria e la Narbonese.

Da Lugo si giungeva, procedendo verso l’Atlantico, la località di Iria Flavia e nei suoi pressi, nella zona cimiteriale di Compostum si sarebbe rinvenuto, secondo la leggenda, il tumulo che costituiva l’umile tomba di Giacomo Maggiore Apostolo, segnata da una stella. Egli sarebbe morto in Palestina ma i suoi discepoli ne avrebbero portato i resti in Spagna ricordando l’opera di cristianizzazione da lui svolta in quella regione. Ad identificarne le spoglie, nell’830, fu il Vescovo di Iria Flavia, Teodomiro e quindi Alfonso II delle Asturie ne avrebbe fatto il patrono del suo Regno.

A 2 miglia da Santiago de Compostela i pellegrini si sarebbero lavati e purificati nelle acque del Torrente lavamentula: quindi si recavano sulla cima del monte Gozo o Monte della Gioia donde avrebbero potuto intravedere il Santuario verso cui, dopo il lungo cammino, avrebbero preso a correre, raggiungendo il vasto sagrato sin a trovarsi, estasiati, davanti al Portico della Gloria donde si accedeva al Santuario sin a poter vedere l’agognata statua di S. Giacomo Maggiore coronando così il sogno della propria vita e sentendosi ancor più vicini al Dio dei cristiani.

Durante il Medio Evo le peregrinazioni a Santiago ricevettero un impulso decisivo quando il papa Callisto II istituì l’Anno Santo Giacobeo ed il suo successore, Alessandro III, attraverso la Bula Regis Aeterna, concesse la Grazia del Giubileo (Indulgenza Plenaria) a chi visitasse il tempio compostelano negli anni in cui il 25 di luglio (festa di Santiago) cadesse di domenica.
Nel XIV secolo inizia un profondo declino delle peregrinazioni, a causa di una serie di catastrofi (soprattutto la peste nera) che caratterizzarono il secolo, ed anche a causa di numerose guerre in cui venne coinvolto il continente europeo. Questa decadenza si accentuò nel XVI secolo: l’irruzione del protestantesimo e le guerre religiose ne furono il motivo, così come l’occultamento dei resti dell’Apostolo durante quasi 300 anni, per evitare che cadessero nelle mani dei pirati inglesi. Questo processo involutivo culminò nel XIX secolo con la pressochè totale scomparsa delle peregrinazioni. Commentano le cronache che il 25 luglio del 1867 c’erano solo quaranta pellegrini nella città di Compostela. Nel 1878 il papa Leone XIII emise una Bolla ove confermava l’autenticità dei resti dell’Apostolo che erano stati recuperati, questo evento fece risorgere poco a poco le peregrinazioni.
Giacomo fu l’unico dei dodici il cui corpo, conservato sempre nello stesso sepolcro, non subì nè spostamenti nè atti vandalici, e questa integrità fisica, insigne privilegio del seggio di Compostela, che non ha lasciato spazio alle pretese d’altre chiese di possedere anche piccoli frammenti dei preziosi resti, aiuta a sufficienza a spiegare l’eccezionale fortuna del pellegrinaggio che si sviluppò nel medioevo attorno a questa località della Galizia. Non si ripeterà mai a sufficienza quanto fu viva nell’alto medioevo la coscienza di una continuità nel cristianesimo e della trasmissione apostolica ancora così vicina e viva: pregare alla tomba di san Giacomo era raggiungere uno dei compagni più vicini a cristo, uno dei primi apostoli, primus inter apostolis, così come invoca il canto di marcia dell’Ultreia (e oltre e sopra Dio ci aiuta) e arricchirsi vicino a questo corpo intatto di grazie abbondanti quanto Roma (luogo di sepoltura di Pietro) e della stessa qualità storica, in ricompensa di una fatica altrettanto impegnativa.
Il cammino ha supposto per occidente l’origine dell’europeismo, una fonte di comunicazione e di interscambio impareggiabile. Il cammino è stato riconosciuto dal Consiglio d’Europa come Primo Itinerario Culturale Europeo, e nell’anno 1993 a questo itinerario xacobeo (di Santiago) gli è stato concesso dall’UNESCO il titolo di Patrimonio Culturale dell’Umanità.
Quanto ai percorsi, sono otto i Cammini di Santiago che entrano in Galizia: il Cammino Francese, il Cammino Primitivo, il Cammino del Nord, il Cammino Inglese, il Cammino di Fisterra-Muxía (cammino di prolungamento), la Rotta Marittima di Arousa, il Cammino Portoghese e la Via della Plata-Cammino del sud est.

Per informazioni potete consultare il sito ufficiale dell’Arcidiocesi di Santiago de Compostela dedicato al Camino de Santiago: http://www3.planalfa.es/arzsantiago/Peregrinos/Italiano/Peregrinsantiago.htm

I cammini di Santiago:

Camino Francés: E’ il cammino che attraverso la Francia conduceva la cristianità non spagnola a Santiago. Attraversava la Francia a partire da tre punti distinti, donde confluivano i pellegrini provenienti da altri luoghi. Questi differenti punti d’inizio diedero origine a quattro grandi vie:

a) Da Parigi, passando per Tour e Poitiers (Via Turonensis).
b) Da Vezélay, passando per Limoges e Périgeux (Via Lemovicensis).
c) Da Le Puy-en-Velay, passando per Moissac e Conques (Via Podiensis).
d) Da Arles, passando per Toulouse (Via Tolosana).
– Le prime tre vie (a,b,c) si congiungono a Ostabat, poco prima dell’entrata in Spagna, e di lì continuano verso Saint-Jean-Pied-de- Port, Valcarlos e Roncisvalle.
– La quarta (d) entra in Spagna per il passo di Somport, Canfranc e Jaca.
E’ a Puente La Reina, in Navarra, che i due percorsi s’uniscono per formarne uno solo (Codex Callistinus).

Altri cammini:

a) Il cammino primitivo del Nord della Spagna, che passa per le Asturie ed entra nella provincia di Lugo in vari punti.
b) La via della Plata (via dell’argento) che parte da Siviglia e passa per Merida, Caceres, Salamanca , Zamora e che si congiunge con il camino francés ad Astorga , oppure continua in Galizia attraverso la provincia d’Orense.
C) Il cammino portoghese che entra in Galizia per Tui dopo aver passato per vari punti del Portogallo (Lisbona, Coimbra, Porto, Braga, Viana do Castelo, etc.)

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